VERVò
Vervò, il paese più periferico della pieve di sant’ Eusebio di Torra, è l’insediamento umano più elevato della Bassa Anaunia, essendo a 900m sul livello del mare. Etimologicamente, il nome Vervò sembra derivare da “VERVATICUM” (fratta, ronco). “Il luogo selvaggio tra i monti” è l’habitat della catena dei monti sul versante sinistro del Noce, che trova punto di riferimento nel villaggio di Vervò insieme con la vicina frazione di Priò.
Le testimonianze romane pervenute attraverso i reperti archeologici, le numerosissime scritture antiche custodite nelle cento pergamene della comunità civile ed ecclesiale di Vervò, sono testimoni di una lunga storia e capaci di farci comprendere la vita di questo antichissimo insediamento silvo-pastorale. Durante gli scavi di fine secolo scorso altro materiale venne alla luce. Un’ascia di pietra levigata, una mazza di pietra calcarea, ossa di animali, due orecchini d’oro datati metà secolo VI a.c. La sola testimonianza di ben 17 are e lapidi romane rinvenute nel paese di Vervò, vero tesoro archeologico tra i più prestigiosi del Trentino e oggi in mostra nel museo Maffeiano di Verona, sono la prova di questa civiltà, in questo ambiente E lo stesso nome Vervò che non pare di origine romana ma celtica che attesta l’antichità del paese. Con l’occupazione romana, gli abitanti resi più sicuri per la presenza di un potenziale amico, contribuirono alla costruzione di un “castrum” nelle vicinanze dell’ attuale chiesa di S. Martino. Il luogo dove sorgeva il castello romano Vervassio, oggi, appare come una collinetta coperta di conifere, su una lingua di terra larga alla base circa 100 m. e lunga 250 m. È difficile in base ai reperti archeologici descrivere in maniera esauriente la vita di questo castello, forse sorto in età preistorica, intorno al quale si consolidò il villaggio latino dal toponimo Vervassium. Per la sua collocazione, il paese di Vervò risultava punto obbligato di passaggio per chi, non volendo sfidare le irruenti acque e i burroni del torrente noce si spingeva dall’Anaunia attraverso la Predaia varcando il passo della Sella o Prà della Vaca verso Faogna. Il più antico documento che menziona il paese di Vervò dopo l’epoca romana, risale ai primissimi anni del secolo XIII, e precisamente al 4 novembre 1202.